L'Imitazione di Cristo e la Morte dell'Io
- incadutalibera
- 26 mag 2024
- Tempo di lettura: 6 min

"Dopo la Bibbia, "L'Imitazione di Cristo" è il testo religioso più diffuso della letteratura cristiana occidentale. L'opera è anonima, ma vari studi hanno indicato in Tommaso da Kempis o in Jean Gerson il possibile autore. Ai suoi insegnamenti si sono formate figure come Teresa di Lisieux, Jacques-Bénigne Bossuet (che lo definì "il quinto Vangelo"), Giovanni XXIII e Benedetto Giuseppe Labre. Questo classico della spiritualità cristiana è ora riproposto in una nuova traduzione dal latino particolarmente scorrevole e moderna" (vedi Edizioni San Paolo)
L'edizione cui facciamo riferimento è del 2023 e si potrebbe iniziare subito con una critica che però ci porterebbe immediatamente fuori strada e su altri lidi. Infatti, nella nota del traduttore che apre il volume, si legge "...l'attenzione è stata posta su una scrittura che, mantenuto salvo il contenuto, si presentasse accessibile e godibile anche alle nuove generazioni. Di qui il ricorso a una scrittura corrente. [S]critta per chi ha fatto una scelta di vita monastica, l'opera ha una valenza religiosa che va oltre i recinti di un convento, e chiunque desideri nutrirsi di cibo sostanzioso può ricorrervi nella consapevolezza di non rimanere deluso. Si è pertanto evitato, ogni volta sia stato possibile, di usare termini troppo esplicitamente riferibile alla vita monastica, quali monaco, cella, abate, abito (sic!) ecc., sostituendoli con parole di significato più generale, quali persona, luogo, superiore, vestito (sic!) ecc." E quindi sì, ci sono stati tradimenti linguistici. E questo perché il Vaticano e tutta la sua immensa macchina hail terrore della modernità, della pos-moderità eccetera. Invece di avere come orizzonte l'Eterno e l'Immutabile è alla costante rincorsa, affannosa e patetica, delle ultime amenità in termini di dirititti umani, civili, green eccetera. Fallendo miseramente (stendiamo poi un velo pietoso su Papa Francesco I). Atteggiamento che l'Islam, in generale, giustamente rifiuta e infatti vede nativi europei convertirsi ad esso. Insegue i dogmi della religione progessista che, per sua natura, è mutabile e in continuo mutamento, poggia su un terreno scivoloso e fangoso.
Passiamo adesso ad alcuni passaggi del testo in sé e in particolar modo a quelli che vertono sull'Ego, sulla superbia e sull'orgoglio, a come combatterli, a come farsi vuoti dalle tendenze negative, nel senso di liberarsi da esse per far entrare il Divino, Dio, il Cristo. Il che non significa mortificarsi, umiliarsi e odiare sé stessi, ma liberarsi dall'egoismo, dall'egomania e ll'idolatria di sè stessi e delle proprie passioni.
Il libro fornisce la via per liberarsi dalle catene delle vanità del mondo e perseguire la Verità. Talvolta si struttura come una serie di consigli, talaltre come un dialogo tra un discepolo e il Maestro (il Cristo).
Prima Parte - Utili consigli per la vita spirituale
11. La Ricerca della Pace e l’impegno per il progresso spirituale
“Ma se riuscissimo davvero a morire totalmente a noi stessi e a rimanere semplici e puri di cuore, allora potremmo perfino giungere alla conoscenza delle cose di Dio e a fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione delle cose celesti. In pratica, l’ostacolo maggiore e il vero impedimento al raggiungimento di questo ideale sono l’essere schiavi delle passioni, l’accondiscendere ai cattivi desideri e il venir meno a un impegno serio ad entrare nella via della perfezione, quella che fu di molti santi.” (p. 25)
Seconda parte - Esortazioni per la vita interiore
4. La semplicità delle intenzioni e la purezza della mente
“Sono due le ali che consentono all’uomo di volare al di sopra delle cose terrene: la semplicità e la purezza. La semplicità trova la sua sede nell’intenzione; la purezza nella mente. La semplicità porta a Dio; la purezza lo raggiunge e lo gusta. Nessuna opera buona ti sarà impedita se sarai interiormente libero da ogni aspirazione disordinata; così come sarai in grado di godere di questa tua libertà interiore se sarà tua intenzione cercare soltanto la volontà di Dio e il bene del tuo prossimo”. (p.78)
Amare il proprio prossimo come sé stessi è uno degli insegnamenti di più difficile attuazione di tutto l'insegnamento di Cristo. Perché presuppone anche amare il nemico: difatti, che merito c'è nell'amare chi già ci ama?
12. La via regale della santa croce
“Convinciti di questo: una vita che ogni giorno ti aiuti a morire a qualcosa ti sarà solo conveniente. Più muori a te stesso, più incominci a vivere in Dio”. (p.102)
Terza Parte - Consolazione Interiore
13. L’umile obbedienza sull’esempio di Cristo
“Chi non si sottopone volentieri e spontaneamente al suo superiore lascia intendere che la parte non spirituale che è in lui non è ancora perfettamente sotto controllo e che, anzi, spesso trova il modo di ribellarsi e protestare. Se dunque vuoi vincere i tuoi impulsi meno nobili, impara presto a ubbidire al tuo superiore. Il nemico, infatti, lo si vince prima nell’interiorità di sé stessi, poi al di fuori: il peggiore avversario della tua anima, quello più insidioso, sei tu stesso quando corpo e spirito non sono tra loro in sintonia. Per una vittoria sulla carne e sul sangue non c’è rimedio migliore che l’evitare un eccessivo e disordinato ripiegamento in te stesso”. (p.136)
32. La rinuncia al proprio Io e ad ogni smodato desiderio
“Non sarai mai veramente libero se non giungi a rinnegare te stesso. È come avessero i piedi legati tutti coloro che sono attaccati alle proprie cose e a sé stessi; che sono avidi, curiosi, girovaghi; quelli che vanno in cerca di comodità […] Infatti, tutto ciò che non ha origine in Dio è destinato a perire. Ricorda sempre questa breve e sperimentata massima: lascia ogni cosa e troverai tutto; rinuncia a ogni smodato desiderio e troverai la pace” (p.175)
33. L’instabilità del cuore e l’orientamento a Dio
“[F]a' attenzione alla tua vita affettiva e in generale al tuo stato d’animo, perché quello che provi ora può cambiare nel giro di poco tempo. Nell’arco della vita, pur contro voglia, sarai continuamente soggetto a mutamenti che ti porteranno ad essere ora contento ora triste, ora tranquillo ora inquieto, ora fervoroso ora indolente, ora attivo ora svogliato, ora serio ora frivolo. Ma chi è saggio e ben agguerrito spiritualmente, non tiene conto di questi alti e bassi, non si lascia condizionare da ciò che prova dentro di sé e non si preoccupa di sapere da quale parte soffia il vento dell’instabilità; fa di tutto invece per orientare mente e cuore al raggiungimento del giusto fine debitamente cercato. In questo modo egli potrà rimanere sempre se stesso, nella semplicità di uno sguardo puro e di un’intenzione retta, costantemente rivolto a me pur nel variare delle situazioni” (p. 177)
37. La rinuncia di sé per la libertà dello spirito
“Vivi sobriamente e distaccato da tutto ciò che ti appartiene e ne avrai sicuramente un guadagno: ti sarà data, infatti, una grazia maggiore non appena si sarà concretizzata la tua rinuncia senza ripensamenti.[…] metti da parte il tuo io, rinuncia a te stesso e godrai di una grande pace interiore. Da' tutto per il tutto; non indagare, non ridomandare nulla, mantieniti retto, senza esitazioni, davanti a me, e mi avrai in dono: il tuo cuore sarà libero e le tenebre non ti avvolgeranno.[…] Allora spariranno tutte le fantasie inutili, i cattivi pensieri e le attenzioni eccessive. Verrà meno anche il timore esagerato e moriranno gli affetti disordinati.” (pp. 184-185)
49. Il desiderio della vita eterna e le promesse a chi lotta
“[L]e ferventi aspirazioni alle cose del cielo che alcuni hanno, divampano sì, e tuttavia non sono immuni dalla tentazione di un qualche attaccamento a ciò che invece celeste non è. E però, non riescono più a fare per la sola gloria di Dio nemmeno quello che a lui chiedono con tanto fervore. Così è molte volte anche il tuo desiderio, che si rivela piuttosto inopportuno, poiché quello che chiedi soltanto per la tua comodità non è proprio così puto e perfetto”. (p.209)
53. La grazia di Dio non è conciliabile con le cose della terra
“La vittoria perfetta è quella che si riporta su sé stessi. E chi è il vero vincitori di sé stesso? Chi guida i sensi i sensi ad obbedire alla ragione e la ragione ad obbedire a me in tutto e per tutto”. (p. 219)“[Dalla] cattiva predisposizione verso un amore disordinato di sé nasce quasi tutto ciò che deve essere combattuto e vinto radicalmente. Una volta vinta e soggiogata in maniera definitiva questa tendenza, pace e serenità ne prenderanno il posto stabilmente”. (p.220)
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